Piccolo Karma
Tipo: quasi un romanzo
Lingua: italiano
Anno: 1987
Editore: Mondadori
Luogo: Milano
Commenti: nota de Giovanni Bonetto
Lingua: italiano
Anno: 1987
Editore: Mondadori
Luogo: Milano
Commenti: nota de Giovanni Bonetto
Descrizione:
Dall'edizione Mondadori 1987“se questo diario minimo, derisorio, dove al massimo si parla di vermi dovesse essere pubblicato, mi piacerebbe che invece di diario lo si chiamasse “minutario”…Minutario perché fatto di cose minute, minuscole; e minutario perché, come si vede, lacera il tempo in minuti.” Nemmeno il tempo convenzionale della giornata, basta a questo singolare e sottilissimo diarista dell’interiorità. Come un monaco senza convento, abitato dal “terrore di dannarsi”, ma anche da una panica voracità di vita, stimolato dal “Mistero Tremendo di un Dio che non capisco”, esiliato dal suo stesso esilio, sentimentalmente incapace di tornare in Italia e lontano da Città del Messico, dove lo attende lo sterminato diario del Grande Karma, “indescrivibile emorragia poetica”, Coccioli usa l’esile scenografia americana di San Antonio come paradossale “Paese dell’Anima”, per tornare ad auscultare il segreto rumore della vita, che rompe con la crosta di finzione del Tempo sociale.
Parla sommesso e inquieto a se stesso, in contemplazione della “tacita bellezza delle cose”: per descrivere la loro dirompente intensità, vorrebbe trasformarsi in un poeta di haiku perché la verità – per chi ha letto troppi libri, – sta proprio nel silenzio sofferto delle piccole cose trascurate. E glielo suggerisce un amico, “non legga troppi libri, fanno male!”. Ma la dannazione, il destino di smarrimento in sé, il felice e tormentato Karma di Carlo Coccioli, è proprio quello di scrivere un altro libro. Magari questo, bellissimo, dove respira la sua nobile solitudine, affollata di intelligenza che non dà guarigione.
Un libro sulla sacralità del quotidiano, mai ipocrita o bigotto: la religiosità di Coccioli, che ha studiato almeno quindici lingue orientali, che ha attraversato molteplici conversioni interiori – dal cattolicesimo, all’ebraismo al buddismo – tradisce qui la sua fibra inesauribile, di avventurosità spirituale. Abitato da un misterioso Ginn, il dèmone geloso della conoscenza e della compassione della vita, animista che crede nei Señores Invisibles (“dato che ci sono i cani, i virus, i rinoceronti, perché non dovrebbero non esserci gli angeli?”), vegetariano per poter trasmettere “messaggi all’Universo”, Coccioli non esita a considerare blasfema, “diabolica”, la Bibbia, che fa dell’uomo l’arbitro del mondo. Così, mentre si preoccupa di spargere un po’ di zucchero per nutrire le formiche, e lascia aperto uno spiraglio di finestra perché i ragni non manchino dei loro moscerini, Coccioli non si vergogna poi di godere dei colori volgari d’un supermercato, o della vanitosissima goccia di profumo Habit Rouge.
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